Il costo della spesa in Italia varia molto: alcune città pesano di più sul bilancio familiare

Il costo della spesa in Italia varia molto: alcune città pesano di più sul bilancio familiare

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Dicembre 6, 2025

La spesa quotidiana pesa sempre di più sulle famiglie italiane, ma non solo per colpa di salari bassi o bilanci in rosso. C’è un elemento meno visibile eppure fondamentale: il luogo in cui si abita. In Italia, il prezzo degli stessi prodotti può variare notevolmente tra città diverse, trasformando il carrello della spesa in uno specchio delle disuguaglianze sociali ed economiche del Paese.

Secondo alcune analisi recenti condotte da Altroconsumo, queste differenze non derivano da abitudini alimentari particolari o scelte dei consumatori, ma da ragioni di carattere economico e strutturale. Tra questi, il livello di concorrenza commerciale e la composizione del tessuto imprenditoriale locale giocano un ruolo decisivo. Ciò che cambia è quindi la capacità del mercato di offrire prezzi competitivi, più che le preferenze delle famiglie. L’impatto si traduce in sovrapprezzi significativi in alcune zone, con alcune città dove la spesa media può arrivare a costare quasi il doppio rispetto ad altre, pur con redditi simili.

Un aspetto cruciale, spesso trascurato, riguarda proprio la presenza o meno di una rete commerciale ampia e dinamica. Chi vive in aree con un’offerta commerciale limitata si trova a pagare cifre sensibili in più, facendo crescere il divario che non si misura solo con il portafoglio, ma anche con la qualità della vita di tutti i giorni.

Le differenze tra Nord e Sud pesano sul carrello

Nel Nord Italia, la spesa alimentare incide mediamente per l’11% sul reddito familiare, mentre al Sud questa quota arriva anche al 19%. Questo divario indica chiaramente una disparità concreta: famiglie con reddito simile possono affrontare costi molto diversi per l’acquisto degli stessi prodotti, a seconda del territorio in cui vivono. In sostanza, in alcune aree si paga una sorta di tassa geografica ancora poco riconosciuta e dibattuta.

Il costo della spesa in Italia varia molto: alcune città pesano di più sul bilancio familiare
Il costo della spesa in Italia varia molto: alcune città pesano di più sul bilancio familiare – giardinodelricamo.it

Il motivo si trova soprattutto nella competizione tra punti vendita. Dove la presenza di supermercati e negozi al dettaglio è numerosa e attiva, la concorrenza mantiene i prezzi più bassi. Al contrario, in molte zone del Sud, caratterizzate da scarsa offerta e pochi player commerciali, i prezzi si alzano in modo marcato. Gli abitanti di queste aree si trovano quindi costretti a spendere di più quotidianamente, con un impatto diretto sul bilancio familiare.

L’indagine di Altroconsumo ha raccolto dati da 1.150 punti vendita in 67 città italiane, analizzando oltre 1,6 milioni di prezzi per più di 125 categorie di prodotti alimentari e di uso comune. Il quadro che emerge fotografa un’Italia spaccata anche nelle abitudini di spesa, dove il Nord rimane più conveniente mentre il Sud si confronta con prezzi più elevati e meno opzioni. Questa disparità sfugge facilmente a chi vive nelle grandi città, ma pesa in modo reale nelle aree meno urbanizzate.

Da Venezia a Sassari: la spesa che racconta un’Italia divisa

Guardando ai dati geografici più dettagliati, la differenza è evidente. A Venezia, una famiglia tipo può spendere ogni anno circa 6.260 euro per la spesa minima, mentre a Como, grazie a una concorrenza più forte tra supermercati, si può risparmiare fino a 1.386 euro all’anno rispetto ad altre città. Anche Verona e Brescia risultano tra le città più economiche, con prezzi fino al 30% inferiori alla media nazionale, un vantaggio concreto per chi fa acquisti.

All’opposto, Sassari emerge come la città meno conveniente, con una spesa annua minima superiore a 7.400 euro per una famiglia tipo. Anche altre città del Sud, come Reggio Calabria e Cosenza, mostrano prezzi elevati e un’offerta commerciale limitata. A Caserta, per esempio, il risparmio potenziale è quasi assente, con soli 50 euro stimati all’anno. Napoli, nonostante le dimensioni, soffre ancora di una competizione commerciale ridotta, con una spesa superiore alla media nazionale che grava sulle famiglie.

Il divario non risparmia neanche i singoli consumatori: un single attento alle offerte può risparmiare fino a 2.200 euro all’anno nelle città con più supermercati e promozioni, mentre al Sud la possibilità di risparmio si riduce spesso sotto il 10%. Questa situazione deriva non solo da redditi medi più bassi, ma anche da minore mobilità dei consumatori e da una scarsa competitività del mercato locale, fattori che complicano ulteriormente la gestione del bilancio familiare quotidiano.

Dati ISTAT recenti sottolineano ulteriormente la problematica. Nel 2024, la spesa media mensile per famiglia era di 3.032 euro nel Nord-Est, contro 2.199 euro al Sud, una differenza percentuale significativa del 38%. Eppure, la quota del reddito destinata agli alimentari raggiunge il 25% nel Meridione, contro il 17% del Nord. Questo dettaglio, spesso trascurato, evidenzia come la spesa alimentare si trasformi in una vera e propria tassa occulta geografica, riflettendo uno dei tanti elementi delle profonde disuguaglianze italiane.

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